L'Ultima cena (detta anche il Cenacolo) è un dipinto di Leonardo da Vinci eseguito per il suo padrone, il duca di Milano Lodovico Sforza. Rappresenta la scena dell'ultima cena di Gesù; il dipinto si basa sul Vangelo di Giovanni 13:21, nel quale Gesù annuncia che verrà tradito da uno dei suoi discepoli.

L´opera misura 4,6×8,8 m e si trova nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano. Leonardo iniziò a lavorarvi nel 1495 e la completò nel 1498, come testimoniato da Luca Pacioli che in data 4 febbraio di quell´anno ne parla come di un'opera compiuta.

Come è noto, non si tratta di un affresco, in quanto Leonardo non ha mai realizzato affreschi nel senso esatto del termine. L'affresco è caratterizzato da una pittura stesa su uno strato di intonaco ancora fresco dove, a seguito del fenomeno di carbonatazione, il pigmento della pittura diventa parte dell'intonaco stesso garantendo una grande resistenza alla pittura. Leonardo, invece, a causa dei suoi lunghi tempi realizzativi e delle frequenti correzioni in vista del risultato finale, non "affrescava", metodo che richiede grande rapidità di esecuzione. Prediligeva invece dipingere su muro come dipingeva su tavola; i recenti restauri hanno permesso di appurare che l'artista usò una tempera grassa a base di olio di lino e di uovo stesa su un duplice strato di intonaco. Purtroppo la tecnica impiegata e l'uso di materiali organici ben presto determinò un degrado dell'opera già citato dal Vasari nelle Vite . Stupisce nel Cenacolo la presenza di dettagli molto precisi visibili solo da distanza ravvicinata e non individuabili dallo spettatore comune.

Nel 1977, dopo molti studi e ricerche, prese il via il più grande e delicato progetto di restauro mai tentato su un'opera d'arte. Un'operazione destinata a durare 20 anni, e a mobilitare scienziati, critici d'arte e soprattutto restauratori. Osservando da vicino il Cenacolo, ci si poteva rendere conto delle devastazioni che aveva subito nel corso dei tempi: la superficie era ovunque scrostata e lesionata; in milioni di interstizi microscopici si era infilata la polvere, trattenendo l'umidità delle pareti, e creando così le condizioni per la graduale e inesorabile distruzione del dipinto.

Nel lavoro di ripulitura ci si è resi conto che il Cenacolo era stato in parte spalmato di cera per essere predisposto al distacco: un distacco, per fortuna mai eseguito. Sotto questo impiastro di colle, cera, polvere e vernici, si è scoperto anche il buco di un chiodo piantato nella testa del Cristo: è il punto di fuga usato da Leonardo per definire la prospettiva di tutti gli altri personaggi.

La ripulitura del Cenacolo ha permesso di riscoprire anche i piedi degli apostoli sotto il tavolo, ma non quelli di Cristo. Questa parte fu infatti distrutta nel XVII secolo dall'apertura di una porta che serviva ai frati per collegare il refettorio con la cucina.

Una volta eliminate le ridipitture, e ritrovata l'opera originale di Leonardo, i restauratori si erano posti il problema di come riempire le parti mancanti. In un primo tempo le zone mancanti erano state riempite semplicemente con un colore neutro; poi si è deciso di dar loro dei colori leonardeschi, basati sui frammenti ritrovati, e anche sulle copie d'epoca del Cenacolo. Tra i particolari più deteriorati e irrecuperabili si segnala la parte inferiore del viso di Giovanni dove, come scrive la restauratrice Pinin Brambilla, le narici e la bocca erano ormai "ridotte a piccoli tratti scuri". Pure il soffitto che vediamo oggi non è l'originale dipinto da Leonardo ma frutto di un totale rifacimento settecentesco che sempre secondo la restauratrice "non rispetta il sapore e il ritmo leonardeschi". Dell'originale rimane traccia solo in una sottile fascia a destra, che evidenzia come i cassettoni in origine fossero più larghi, profondi e caratterizzati da modanature con sottili fascie rosse e lacunari dal fondo blu-azzurro.

Tutte le tecniche di conservazione sono state messe in opera per salvare questo capolavoro che ha rischiato di morire più volte nel corso della storia: il refettorio fu prima trasformato in bivacco e stalla dai soldati di Napoleone, poi bombardato durante la seconda guerra mondiale; infatti nell'agosto del 1943 venne distrutta la volta del refettorio durante un bombardamento aereo, ma il Cenacolo rimase miracolosamente salvo tra cumuli di macerie, protetto solo da un breve tetto e da una difesa di sacchi di sabbia ed esposto ad ogni rischio atmosferico.

Oggi, l'opera ha guadagnato dei particolari che appaiono dotati di una luminosità e freschezza cromatica finora insospettate. Il colore è usato nei toni della luce. Luce le cui sorgenti sono una finestra reale del refettorio e le tre dipinte sul fondo, che si aprono su un cielo teso all´imbrunire. Un particolare aspetto fino ad oggi trascurato ed emerso dal restauro Brambilla è la presenza di un paesaggio ben preciso che, secondo uno studio recente potrebbe appartenere al territorio dell´ alto Lario . In particolare è apparsa una Chiesa con un campanile ottagonale che può essere identificata nell´ antica abbazia cluniacense di Piona . L´opera venne dichiarata nel 1980 patrimonio dell´umanità dall´Unesco , e insieme ad essa venne protetta anche la chiesa e il limitrofo convento domenicano (la motivazione della nomina dei due edifici fa esplicita menzione dell´affresco).

Oltre a quella del Giampietrino (proveniente dalla Certosa di Pavia , acquistata nel 1821 dalla Royal Academy di Londra , purtroppo tagliata nella parte superiore e oggi esposta al Magdalen College di Oxford ), esistono diverse altre copie a grandezza naturale dell´opera di Leonardo , tra le più conosciute quella conservata nella Chiesa Minorita di Vienna e quella esposta nel Da Vinci Museum dell´ abbazia belga di Tongerlo . In Ticino una copia realizzata da un allievo di Leonardo si trova nella chiesa parrocchiale di Ponte Capriasca , vicino a Lugano . Un´altra copia, leggermente più piccola ma di grande pregio ed interesse, è quella attribuita a Marco d´Oggiono (c. 1520, olio su tela, cm 549x260) ora al Musée de la Renaissance nel Castello di Ecouen (poco a nord di Parigi), di proprietà del Louvre . Anche il museo dell´Hermitage di San Pietroburgo possiede una copia dell´Ultima cena attribuita genericamente ad un " artista lombardo " del XVI secolo, forse l´unica in cui appare il soffitto come probabilmente era in origine, con i lacunari contornati da sottili righe colorate.

www.cenacolovinciano.org - www.haltadefinizione.com

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